I costi per lo smaltimento dei fanghi di supero prodotti durante i processi biologici di trattamento delle acque reflue sono pari o maggiori al 25% del bilancio economico di un impianto di depurazione. In Italia la produzione di fanghi si attesta intorno ai 2 milioni di tonnellate/anno di sostanza secca, con costi di smaltimento di circa 1 miliardo di Euro all’anno.
Tale quantitativo di fanghi è inevitabilmente destinato a crescere a seguito dell’aumento della quantità di acque reflue da trattare prima dello scarico nei corpi ricettori finali e con obbiettivi qualitativi sempre più stringenti. E’ chiaro che anche i costi connessi sono destinati a crescere di pari passo.
Attualmente i fanghi di supero trovano il loro principale destino finale, dopo un preventivo processo di stabilizzazione, nelle discariche o nell’incenerimento e solo a volte, nello smaltimento sui terreni destinati ad uso agricolo.
Risulta evidente la necessità di ridurre la produzione di questo flusso di materia, unitamente al massimo recupero energetico connesso alla sua stabilizzazione anaerobica.
Molti studi, per lo più a scala di laboratorio, si sono fino ad oggi dedicati a questa problematica e sono stati proposti numerosi metodi di pre-trattamento chimico, fisico e biologico, finalizzati all’aumento dell’idrolisi dei fanghi prima della loro digestione anaerobica. L’idrolisi risulta infatti il fattore limitante dell’intero processo di stabilizzazione. Tra questi metodi i più promettenti dal punto di vista industriale appaiono quelli di tipo termico, assistiti chimicamente o meno, dal momento che possono essere applicati utilizzando il surplus energetico derivante dall’aumentata potenzialità della digestione anaerobica.
Il programma di ricerca si occuperà quindi dello studio, a scala di laboratorio e pilota, dell’applicazione di pre-trattamenti fisici (termolisi) e chimico-fisici (termolisi chimicamente assistita) finalizzati ad una efficiente lisi delle matrici organiche complesse che costituiscono i fanghi di supero secondari prodotti nel processo di depurazione delle acque reflue.
Ciò al fine di incrementare le rese dei processi anaerobici di digestione termofila, ottenendo la massima riduzione di sostanza volatile e la massima produzione di metano possibili, grazie alla preventiva attività idrolitica delle matrici organiche.
Le matrici utilizzate sono reali, in particolare quelle prodotte presso l’impianto “Città di Verona” gestito da AGSM Verona SpA. Presso questo impianto sono infatti ospitate le strutture pilota utilizzate per la sperimentazione.